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La transizione della vacca da latte

Il periodo della transizione nella bovina da latte è quel periodo compreso tra -21 giorni dal parto e + 21 giorni dal parto. Una fase molto delicata e importante che condiziona poi tutta la fase produttiva-riproduttiva della bovina nel corso della lattazione.

Recentemente ho avuto il piacere di partecipare ad un interessante convegno internazionale, dove si è discusso di come approcciare al meglio questo delicato periodo con l’obiettivo di:

Minimizzare i disordini metabolici

Massimizzare la produzione

Massimizzare la riproduzione

Si è scritto e detto molto sulla transizione, sul preparto e su come “preparare gli animali” compatibilmente con l’organizzazione gestionale e manageriale, scopo di questo articolo è fare chiarezza sui fabbisogni degli animali in asciutta. Le esigenze di carattere nutrizionale variano molto mentre ci si avvicina al momento del parto e gestirle nel modo corretto fa la differenza, infine occorre sensibilizzare l’allevatore sull’importanza delle scelte nutrizionali e gestionali in questa fase, poiché le ripercussioni, positive o negative ce le porteremo poi per tutta la durata della lattazione!


La domanda è: Come alimentare e gestire al meglio questa fase per raggiungere gli obiettivi prefissati?


Iniziamo con fare chiarezza sulle varie fasi della asciutta (DRY PERIOD), la prima fase da -60 a -21 giorni (FAR-OFF), il preparto da -21 al parto (CLOSE-UP) e la transizione da -21 a + 21 giorni (TRANSITION PERIOD), schematizzati dall’ immagine successiva (Fig. 1):



Fig. 1: Transition Period. Cost or Investment? Phil Cardoso MV, MS, PhD, Spain ott.2022


Le prove esaminate e la conseguente meta-analisi ci dimostrano come, con una corretta gestione del periodo di asciutta e transizione sia possibile ottenere ottimi risultati nel post-parto, minimizzando i disordini metabolici. Gli accorgimenti da prendere in esame vanno dalla corretta gestione manageriale, all’ambiente e ovviamente alla corretta gestione nutrizionale di cui ci occuperemo in questo articolo. La sfida è: ottenere il massimo in termini di produzione e fertilità gestendo al meglio la fase di asciutta e transizione.

Sappiamo tutti che cercare di rimediare ad un errore o risolvere un problema di carattere sanitario nel post-parto costa in termini di tempo e denaro e quantificare l’ulteriore perdita economica in lattazione è oltremodo difficile.

Mettere in condizione l’animale di esprimersi al meglio è un investimento importante e focalizzare l’attenzione in asciutta e nel close-up è fondamentale per riuscire a raggiungere certi obiettivi. La fase di asciutta è purtroppo spesso trascurata, gli animali, temporaneamente non produttivi spesso non ricevono le stesse attenzioni rispetto alla lattazione. Spesso mi sento dire che l’importante è non avere problemi e che gli animali partano bene (cioè senza complicazioni che facciano perdere tempo), ma questo è sufficiente? Quanto potremmo ottenere in più se investissimo in questa delicata e importantissima fase? Proviamo a fare chiarezza.

Il seminario cui faccio riferimento è stato tenuto da Kemin (Kemin Animal Nutrition & Health EMENA) con relatori importanti tra i quali: Sergio Calsamiglia Blancafort Ph.D, Univesidad Autònoma de Barcelona, Emiliano Raffrenato, RUM&N e Phil Cardoso Ph.D. University Of Illinois at Urbana-Champaign, tra i tanti interessanti argomenti Phil Cardoso ha illustrato alcuni studi di cui in parte ho attinto per questo articolo.

Sempre Cardoso ci fornisce le linee guida da seguire per l’alimentazione in asciutta:


Energia: apportare 18-20 Mcal al giorno per vacca adulta, circa 1,39 Mcal/Kg di s.s. (SOSTANZA SECCA) per una ingestione stimata di 13-14 Kg di s.s.

Proteina: intorno al 12-14% della s.s.

Proteina Metabolizzabile: almeno 1200 g/giorno

Amido: da 12 al 15% della s.s. (NFC ≤ 26%)

NDF da foraggio: dal 40 al 50% della s.s (DM – Dry Matter) oppure da 4,5 a 6 Kg a capo se usiamo foraggi con fibra altamente digeribile o 2-5 Kg se includiamo paglia.

Garantire una umidità di almeno il 50%.

Minerali e vitamine: Le linee guida per il pre-parto (CLOSE-UP) indicano un tenore di Magnesio (Mg) dello 0,40% minimo, 0,35-0,40 di Zolfo (S), Potassio (K) il più basso possibile, (Rapporto Mg:K= 1:4), DCAD (bilancio anioni-cationi, acronimo di Dietary Cation Anion Difference) vicino allo 0 o meglio con valore negativo, Calcio (Ca) senza supplementi anionici intorno allo 0,9-1,2% (circa 125 gr di calcio al giorno), Ca con anionico inserito a 1,5-2 % (200 gr di Ca per capo), Fosforo (P) 0,35-0,42%, almeno 1500 UI di Vit E (1.000 mg) e 25.000-30.000 UI di vit D per capo.


Queste linee guida, vanno però analizzate e adattate alle diverse situazioni e vanno comprese e applicate con discernimento, come vedremo analizzando due di queste indicazioni:


Energia o NEL (NET ENERGY OF LACTATION), abbiamo visto come un apporto di 1,39 Mcal/Kg di DMI è un parametro guida ma quando fornirla? Per tutta la durata dell’asciutta, Solo in preparto, o per tutta la transizione?

Sono state fatte molte prove per capire la migliore strategia alimentare dal punto di vista energetico durante l’asciutta. La meta-analisi relativa a 7 esperimenti condotti su 408 bovine dall’università dell’Illinois (University of Illinois at Urbana-Champaign, Cardoso et al., 2013), ha messo a confronto una dieta High Energy (HE): vacche alimentate ad libitum, target: Assunzione NEL >100% del requisito NRC,

con una dieta a Energia controllata (CE): (NEL 80% di NRC) con dieta limitata o alimentate con una dieta ricca di fibre per assunzione di libitum.

Tutti gli studi hanno poi comparato i risultati in FAR-OFF e in CLOSE-UP


In pratica per tutta la durata dell’asciutta, in un caso è stata somministrata una dieta con una buona concentrazione energetica ad-libitum (cioè a volontà), nel secondo caso si è somministrata una dieta con una bassa concentrazione energetica in due modalità (o a volontà ma molto ricca di fibra o razionata così da non superare l’80 % del fabbisogno energetico di una vacca in asciutta).


La conclusione è stata che:

Con una dieta HE per tutta la durata dell’asciutta, la perdita di BCS dopo il parto è stata più marcata, rispetto ad una dieta CE anche se nelle due diete non ci sono state differenze significative nella produzione di latte.

Una dieta HE in asciutta ha evidenziato però un aumento importante dei disordini metabolici post-parto, inoltre nelle bovine, che dal parto a +21 gg, avevano perso più peso, (dieta HE) la fertilità risultava essere notevolmente ridotta. (fig. 2)


Fig. 2: Carvalho et al., 2014


Qui possiamo vedere come l’andamento del BCS dal parto fino a +21 gg impatta sulla fertilità, le vacche che hanno avuto una buona ingestione e quindi hanno guadagnato peso (annullando di fatto il deficit-energetico) sono poi risultate per oltre il 75% gravide prima dei 90 gg post-parto.

Le bovine che non hanno guadagnato peso, ma lo hanno mantenuto, per oltre il 60% risultano non essere gravide nello stesso periodo.

Le vacche che invece hanno perso peso nelle prime tre settimane post-parto hanno ulteriormente peggiorato l’intervallo parto-concepimento.

L’ingestione alta post-parto dipende ovviamente da una corretta gestione della fase di asciutta, soprattutto della fase di CLOSE-UP, da cui dipende poi la capacità produttiva e riproduttiva dell’animale.

Una dieta HE, come dicevamo, ha evidenziato un calo di BCS nel post-parto, inoltre ha causato un aumento del grasso viscerale nelle bovine (fig.3), fino al 75% in più, anche in bovine non grasse e che non hanno modificato il loro BCS in modo rilevabile!


Fig. 3: Drackley et al., 2014


Una dieta ricca a livello energetico per tutta la durata dell’asciutta è quindi da scartare? O per il periodo di asciutta è meglio una dieta a bassa concentrazione energetica?


Una dieta CE ha dato come risultato una netta diminuzione dei disordini metabolici e come conseguenza una minore perdita di BCS nel post-parto, che ha permesso di contenere il deficit energetico e di produrre sostanzialmente lo stesso latte di una dieta HE, anche se con un tenore più basso di proteine, grasso e lattosio, che come abbiamo visto negli articoli precedenti è uno dei parametri più importanti da considerare.

Qui ci viene in aiuto uno degli studi in oggetto. Questo Trial ha analizzato gli effetti di una dieta CE contro una dieta HE, ed entrambe a confronto con una dieta “mista”, cioè una dieta da -60 a -21gg CE, poi cambiata in HE da -21 fino al parto. Viene comunque somministrata la stessa dieta post-parto fino a +63 gg.

In sostanza si è provato a somministrare nella prima fase di asciutta una dieta a bassa concentrazione energetica (80% della NEL richiesta dai fabbisogni) e poi in close-up, è stata cambiata con una dieta ad alta concentrazione energetica fino al parto. I tre gruppi poi hanno ricevuto la medesima dieta, mantenuta fino a due mesi dopo il parto, come ha influito il cambio di dieta in close-up (dieta CE+HI) rispetto ai gruppi solo CE e HI? I risultati sono stati i seguenti (Fig. 4):




Fig. 4 Richards et al., 2020


La DMI e il BCS erano maggiori per le vacche HI prima del parto, ma non dopo il parto. Quando le vacche CE+HI sono passate alla dieta HI, la loro ingestione è aumentata per eguagliare quello delle vacche HI.

Le vacche alimentate con HI avevano un aumento maggiore di BCS prima del parto, ma perdevano di più dopo il parto. Il bilancio energetico dopo il parto era più alto per le vacche CE che per le vacche HI.

La produzione di latte, il contenuto proteico e la resa proteica non differivano tra le diete. Il contenuto e la resa del grasso nel latte erano più alti per le vacche HI, più bassi per le vacche CE e intermedi per le vacche CE+HI.

Sempre Richards, nello studio citato afferma che: “I risultati confermano i dati precedenti che dimostrano che la sovralimentazione a lungo termine (dieta HI) durante l’asciutta aumenta la probabilità di una significativa deposizione lipidica nel fegato e una maggiore chetogenesi post-partum (Rukkwamsuk et al., 1998; Dann et al., 2006; Janovick et al., 2011) e che le diete a energia controllata (dieta CE) prevengono questo accumulo di lipidi epatici e la chetogenesi (Janovick et al., 2011; Vickers et al., 2013; Huang et al., 2014; Mann et al., 2015). Questi risultati supportano il bilancio energetico più negativo, una maggiore resa di grasso e un'efficienza calcolata eccessivamente elevata nelle vacche HI rispetto agli altri gruppi.

Generalmente l'incidenza maggiore di problemi di salute per le vacche HI è coerente con i risultati di Janovick et al. (2011), così come i risultati sul campo riportati da Beever (2006) e Colman et al. (2011). Sorprendentemente, tuttavia, i nostri dati indicano che anche il periodo relativamente breve (19 giorni) di alimentazione con dieta HI prima del parto per le vacche CE+HI ha aumentato significativamente l'infiltrazione lipidica epatica (LIPIDOSI) e le concentrazioni di BHB. Risposte simili sono state osservate da Ji et al. (2012) in un numero più limitato di vacche.

In conclusione Richards afferma che: I risultati confermano le risposte metaboliche generalmente favorevoli nelle vacche alimentate con dieta CE durante il periodo di asciutta, rispetto alle vacche HI e CE+HI. Questi risultati indicano un aumento dell'accumulo di lipidi nel fegato e una maggiore chetogenesi dovuta alla mobilizzazione delle riserve corporee nelle vacche HI, aumentando la probabilità di steatosi epatica e conseguenti disturbi metabolici.

Quindi una dieta CE è sicuramente consigliata per minimizzare i disturbi metabolici ma, se vogliamo avere più produzione e qualità nonché fertilità, la dieta CE non risulta essere più performante nel post-parto.

Se invece in CLOSE-UP, aiutassimo gli animali a gestire meglio la lipidosi e li mettessimo in condizione di performare meglio?

Per capire meglio come gestire la cosa analizziamo la componente proteica legata ai fabbisogni e gli studi legati alla supplementazione di Metionina!









Il secondo parametro che andiamo ad approfondire quindi è la PG (proteina grezza o CP).

Relativamente alla CP (Crude Protein) in razione, l’apporto totale della proteina non è così importante, importante invece è garantire più di 1200 gr di MP (Proteina Metabolizzabile) per capo con un adeguato apporto di Aa limitanti quali la metionina (Met) e la Lisina (Lys).

Fornire la giusta quantità di proteina metabolizzabile di qualità, permette di garantire un apporto sufficiente di Aa, soprattutto di limitanti quali Metionina e Lisina, la disponibilità a livello metabolico di questi Aa è fondamentale per ottenere poi dei buoni risultati in lattazione.

Ci sono diverse prove in merito all’utilizzo di Metionina in transizione, tra queste uno studio di Zhou et al., 2016, (Fig. 5 e Fig. 6), ha valutato la somministrazione di metionina (0,08 % della DMI, pari a 12 gr capo da -21 al parto e di 15 gr/capo dal parto a +30) in transizione in quanto, Il brusco aumento della domanda di MP e l'incapacità delle vacche di consumare una quantità sufficiente di proteine ​​durante il parto contribuiscono a bilanci negativi di MP e Aa, specialmente quando all'inizio della lattazione, aumenta notevolmente la domanda di Aa da parte della ghiandola mammaria (Bell et al., 2000).

Nello studio, durante il periodo preparto, le diete integrate con Met hanno fornito una media di 133 g/d in più di MP rispetto alle diete senza Met. Allo stesso modo, dopo il parto l'aumento medio di MP è stato di 288 g/die nelle vacche alimentate con diete integrate con Met. Ciò era dovuto, almeno in parte, a un DMI maggiore nelle vacche integrate con Met sia prima del parto (14,3 kg/giorno) che dopo il parto (19,2 kg/giorno) Fig. 6.

Rispetto alle vacche non integrate, quelle alimentate con Met avevano un fabbisogno stimato inferiore di RUP prima del parto (164 vs. 187 g/die) come risultato di un effetto di risparmio derivante dall'integrazione con Met. Tuttavia, il fabbisogno postparto di RUP nelle vacche con Met era maggiore (in media 315 g/die in più) rispetto alle vacche senza Met, la maggiore richiesta di RUP era probabilmente associato all'aumento del fabbisogno per sostenere la maggiore resa di latte.


Sempre in questa prova, analogamente a precedenti studi (Ordway et al., 2009; Osorio et al., 2013), la maggiore percentuale di proteine ​​del latte in risposta all'integrazione di Met, sottolinea che le proteine ​​del latte, subito dopo il parto sono influenzate in modo direttamente proporzionale dall’apporto di Met nel totale della MP (NRC, 2001). Considerando l'aumento della produzione di latte nelle vacche integrate con Met, l'aumento della produzione di proteine ​​del latte non è stato sorprendente (Zhou et AL., 2016).

Per quanto riguarda il grasso nel latte la percentuale non è stata influenzata dall'integrazione con Met, ma il fatto che all’aumentare del latte prodotto, la percentuale sia rimasta invariata, significa un aumento in valore assoluto. La maggiore percentuale di solidi totali nelle vacche integrate con Met, nello studio era probabilmente associata alla percentuale più alta di proteine ​negli animali del gruppo Met. L’ integrazione con Met in transizione ha quindi dimostrato un aumento della DMI (in accordo con Osorio et al., 2013), un aumento della produzione di latte (+3,8 Kg), della proteina del latte (+0,18%) e dei solidi totali (Zhou et al.2016).



Fig. 5, 6 Zhou et al., 2016



UTILIZZO DELLA COLINA RP IN TRANSIZIONE


Abbiamo visto come la Met. in transizione apporta significativi vantaggi in termini di produzione, ingestione e qualità del latte, che si ripercuotono poi per tutta la successiva lattazione con un impatto molto positivo sulla fertilità.

La colina rumino-protetta (CHOL) non è da meno come avremo modo di vedere.


I NEFA (Acidi Grassi Non Esterificati o Not Esterified Fatty Acids) vengono liberati dal tessuto adiposo quando aumenta la domanda d’energia o, meglio, di glucosio. I NEFA sono principalmente acido palmitico, acido stearico o acido linoleico ma possono anche essere acidi grassi polinsaturi. Questi acidi grassi vengono liberati dai trigliceridi stoccati dal tessuto adiposo in seguito ad una riduzione della glicemia e quindi in seguito ad un calo dell’insulina circolante, cioè in caso di deficit energetico della bovina (aumento della richiesta energetica correlata ad una bassa ingestione e/o ad una dieta non sufficientemente concentrata a livello energetico rispetto ai fabbisogni).

Una volta giunti alla cellula epatica i NEFA possono entrare nei mitocondri e andare incontro alla β-ossidazione e quindi essere utilizzati per produrre energia costituendo una valida alternativa al glucosio.

In caso di carenza di ossalacetato (che si forma in presenza di carboidrati che mancano per riduzione della glicemia) le molecole di acetil-CoA presenti nel mitocondrio, si combinano tra di loro per formare corpi chetonici come l’aceto-acetato, l’acetone e il β-idrossibutirrato (BHBA). E’ per questo motivo che esiste un forte legame tra NEFA e BHBA, ossia una correlazione tra elevato ingresso di NEFA nei mitocondri e la spesso non piena capacità di ossidarli completamente con la probabilità di produzione di corpi chetonici, cioè una correlazione tra NEFA E CHETOSI!

Inoltre quando l’afflusso di NEFA al fegato è molto intenso e viene quindi saturata la possibilità del loro ingresso nei mitocondri, essi verranno ri-esterificati, cioè legati al glicerolo, per formare trigliceridi nel citoplasma dell’epatocita (TAG). Quando la concentrazione epatica di trigliceridi supera l’1% (su base tal quale) si può già definire come lipidosi epatica (fatty liver), condizione che diventa grave per le ripercussioni sulle principali funzioni se va oltre il 10%.

Quando nelle bovine si verifica un’intensa lipo-mobilizzazione dal tessuto adiposo, avviene anche una liberazione di citochine pro-infiammatorie come il TNF-α e l’IL-6 che eserciteranno una serie di modifiche metaboliche tra le quali l’accentuarsi della para-fisiologica insulino-resistenza.

Inoltre, in caso di eccessivo dimagrimento dopo il parto, il rilascio di progesterone dal tessuto adiposo ritarderà una corretta ripresa dell’attività ovarica.

Per queste ragioni la concentrazione ematica di NEFA è un ottimo indicatore oggettivo di bilancio energetico negativo (NEBAL) come anche la concentrazione ematica di BHBA.

Dopo questa doverosa premessa vediamo come la concentrazione plasmatica di NEFA è inversamente correlata con la DMI durante il periodo di transizione. Fig. 7.


Fig.7: K.L. Smith, 2004


Da qui si nota come il periodo “critico” legato alla DMI è focalizzato tra i -10 gg e il parto.

Supportare a livello energetico la bovina in questa fase è sicuramente utile per minimizzare l’effetto, ma per ragioni fisiologiche il periodo in questione rimane in una fase di bilancio energetico negativo dove, comunque abbiamo un aumento di NEFA a livello ematico e di BHBA, conseguente lipidosi dovuta alla lipo-mobilizzazione e accumulo a livello epatico di TAG. La lipidosi è tanto maggiore e pericolosa se, come abbiamo visto, a livello di dieta abbiamo permesso un accumulo di grasso viscerale causa concentrazione energetica elevata (fig. 3).



Come abbiamo visto i NEFA possono ricombinarsi con il glicerolo per la formazione di TAG che si accumulano a livello degli epatociti, ma sono anche trasportati in vari organi grazie a lipoproteine a bassissima densità.

I TAG infatti possono uscire dal fegato, alla volta del sangue solo se incorporati in grandi strutture (lipoproteine) costituite da trigliceridi, colesterolo, fosfolipidi e proteine e denominate VLDL (Very Low Density Lipoproteins) le quali, rilasciate dal sangue raggiungono la mammella (e gli altri tessuti periferici), liberando TAG utili per la sintesi del grasso nel latte.

Se però la capacità di trasporto delle VLDL non supera la sintesi di TAG, questi si accumuleranno a livello epatico con conseguente lipidosi.

Quindi una buona efficienza delle VLDL è la chiave per limitare i disordini metabolici in caso di bilancio energetico negativo.

La CHOL è un componente essenziale della fosfatidilcolina, uno dei fosfolipidi più importanti implicati nel trasporto di VDLD.

La CHOL può essere sintetizzata partendo da Aa limitanti quali la metionina, in transizione però la sintesi di CHOL, vuoi per la carenza di Aa essenziali, (da qui l’importanza di garantire la giusta quantità di proteina metabolizzabile e l’importanza di integrare con Met.), vuoi per l’aumento dei fabbisogni, non è sufficiente per un efficiente trasporto delle VDLD.

Da qui la necessità di integrare con CHOL in transizione come vediamo in fil 8




Fig. 8: (modified from Drackley, 1999)



Qui la CHOL, in una bovina in transizione in bilancio energetico negativo, aumenta il trasporto ad opera delle VDLD dei TAG riducendone la concentrazione a livello epatico (Zom et al., 2011) e aumentando la disponibilità di TAG per la ghiandola mammaria.

Per capire l’importanza della CHOL in transizione e del suo ruolo nel veicolare i TAG, occorre entrare nel campo della nutrigenomica, cioè quella scienza che spiega come certi nutrienti modificano l’espressione genica dei tessuti interessati, Goselink et al., 2013 ha evidenziato come nel fegato di bovine integrate con CHOL, sia migliorata l’espressione genica deputata al trasporto dei TAG assemblati sotto forma di VDLD.

Quindi la CHOL gioca un ruolo fondamentale nel potenziare la capacità dell’organismo, a veicolare i trigliceridi al di fuori del tessuto epatico, migliorando l’efficienza delle VDLD, non solo per l’aumento dei fosfolipidi ma anche per l’azione sull’espressione genica che stimola l’animale ad affrontare con successo la lipidosi epatica.


La somministrazione di CHOL in transizione riduce l’accumulazione di TAG a livello epatico, aumenta la sintesi e la secrezione di VLDL, aumenta la carnitina e l’ossidazione degli acidi grassi, promuove la rimetilazione dell’omocisteina in metionina (da qui l’importanza di integrare anche con betaina).

In un regime di dieta controllata* in transizione, si è inoltre visto come un dosaggio di CHOL pari a 12,5 gr/capo giorno sia ottimale, dosaggi superiori, non hanno dato ulteriori e significativi miglioramenti delle performance, (DN Coleman et al., 2019 (Journal of Dairy Science Volume 102, Issue 9, Settembre 2019, Pagine 8319-8331).

In fil 9. possiamo vedere come in diversi studi la somministrazione di CHOL riduce l’accumulo di acidi grassi (TAG) a livello epatico.


L’integrazione con CHOL quindi ha un ruolo importante nel miglioramento della funzionalità epatica, (DN Coleman et al., 2019), riduce la lipidosi, migliora il trasporto dei TAG ai tessuti, riduce la chetosi sub-clinica e stimola quindi la DMI, migliorando di conseguenza la produzione di latte contribuendo a ridurre il deficit energetico post-parto.

In diversi studi l’utilizzo di CHOL in transizione, ha permesso un aumento della produzione di latte come illustrato in fig 10.


Fig. 10, P.Cardoso, Transition period. Cost or investment?, Spain 2022.



Per concludere, citando sempre Zhou et al.,2016: “È noto che il metabolismo di Met e CHOL sono correlati (Stipanuk, 1986; Zeisel, 1992) e che la CHOL può fornire gruppi metilici labili per la biosintesi di Met dopo ossidazione a betaina (Mato et al., 1994). Pertanto, è possibile che l'integrazione di CHOL alteri il rapporto Lys:Met promuovendo la risintesi di Met.”

In sostanza l’integrazione di CHOL, aumenta la sintesi di Met, cambiando il rapporto Lys:Met che, per massimizzare il contenuto di proteine ​​del latte e la resa è stato suggerito essere rispettivamente del 7,2 e del 2,4% di MP durante la lattazione (NRC, 2001).




Dagli studi esaminati c’è sempre una correlazione positiva tra l’aumento della DMI e l’aumento della produzione e riproduzione. Aumentare la DMI è quindi la chiave per una transizione di successo? Cardoso afferma che l’aumento della DMI nel post-parto non è l’obiettivo principale.

L’aumento della DMI deve essere visto come la naturale conseguenza di una corretta gestione che parte dal primo giorno in asciutta. Una dieta corretta, adatta al cambiamento fisiologico dell’animale durante questo periodo e una adeguata integrazione portano al risultato.

“L’alta DMI è indice di un programma di successo e non la ragione di esso!” (Phil Cardoso, Spain 2022).

Quindi per avere animali con buone partenze, minimizzando i disordini metabolici e per aver maggiore produzione quali-quantitativa e una buona fertilità occorre investire in asciutta.


(l’asciutta non è un COSTO, ma UN INVESTIMENTO AD ALTO RITORNO ECONOMICO)



Gestire correttamente la nutrizione e ovviamente gestire anche l’ambiente e il benessere (che devono essere visti come un tutt’uno in un programma di successo) richiede un attento programma, di seguito elenco alcune linee guida suggerite:

• Promuovere un elevato DMI in transizione e soprattutto subito dopo il parto come conseguenza di una corretta gestione nutrizionale, manageriale e ambientale (benessere).

• Gestire la dieta dal punto di vista energetico.

• Mantenere un BCS moderato (2,75) durante la fase d’asciutta, soddisfando i requisiti energetici pre-parto ma senza consentire una eccessiva assunzione di energia (Il fabbisogno energetico per NASEM 2021 è di 17-18 Mcal/d di NEL FAR-OFF e di circa 19-20 Mcal/d NEL nella transizione, riferito ad animali maturi)

• Mantenere la salute e la capacità di adattamento del rumine, garantendo il giusto apporto di fibra, mantenendo la corretta umidità, dosando l’energia senza trascurare l’apporto di amido (e altri zuccheri come melasso, se l’alto contenuto di fibra e/o paglia e la concentrazione energetica lo permette), in accordo con un adeguato apporto di proteina solubile e garantendo il giusto apporto di proteina metabolizzabile.


Una alimentazione in close-up più energetica per aumentare produzione, qualità e fertilità in lattazione deve essere attuata con i dovuti accorgimenti preventivi, tra questi la supplementazione di CHOL e Met. prevengono i disordini metabolici e aumentano la produzione e la qualità del latte con ripercussioni positive sulla DMI e conseguentemente sulla fertilità.


In quest’ottica investire in asciutta è l’approccio migliore per una lattazione di successo.



Bibliografia disponibile presso l’autore.

 
 
 

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